Come avviene ogni mese di luglio, pochi giorni fa l’Osservatorio del Mercato Immobiliare dell’Agenzia delle Entrate ha aggiornato i propri dati statistici relativi allo stock immobiliare nazionale per il 2019. Un ricco dossier che ci permette di fare il punto sull’evoluzione del patrimonio immobiliare nazionale e provinciale, sulla base di quanto risulta in censimento territoriale.
Lo stock nazionale: 76 milioni di immobili
Cominciamo dal dato introduttivo, legato al numero di unità immobiliari (o porzioni di unità) che risultano essere censite nel nostro Paese alla fine del 2019: in totale, circa 76 milioni di beni, di cui 65,6 milioni sono unità immobiliari riconducibili alle categorie catastali ordinarie e speciali, produttive di reddito, mentre, della rimanente parte non produttiva di rendita, 3,5 milioni sono unità immobiliari del gruppo F, non idonei a generare reddito, e 6,7 milioni sono unità immobiliari di proprietà comune e non censibili. In questo contesto, è evidente che il gruppo A sia quello più popolato, tanto che alla fine dello scorso anno, con i suoi 35,8 milioni di immobili, pesava per il 55% del totale. Importante è altresì il contributo del gruppo C, con 27,7 milioni di immobili e un peso del 42% sul totale. Cumulativamente, le unità immobiliari del gruppo A e del gruppo C pesano per circa i 2/3 del totale dell’intera rendita catastale nazionale.
Il mercato residenziale
Passando poi al solo dato dello stock residenziale, di cui fanno parte le unità immobiliari classificate nel gruppo A (ma non la categoria A/10, della quale ci occuperemo in conclusione), le Statistiche catastali dell’OMI ci informano come dagli archivi catastali risultino 32,5 milioni di unità immobiliari censite, con 12,93 milioni di immobili in categoria A/2 (abitazioni di tipo civile) e 12,79 milioni di immobili in categoria A/3 (abitazioni di tipo economico). Anche in questo caso, si noti come la somma delle unità immobiliari delle categorie A/2 e A/3 consenta a tale cluster di pesare in misura maggioritaria sul totale della rendita di gruppo (17,1 miliardi di euro), con un contributo rispettivamente pari a 8,09 miliardi di euro e 5,37 miliardi di euro.
La situazione a Vicenza
Arriviamo dunque a scattare una fotografia sul solo mercato provinciale di Vicenza. Secondo l’ultimo aggiornamento dei dati OMI, la categoria A/2 (abitazioni di tipo civile) conta 177.379 unità immobiliari, per un totale di 1.093.707 vani (per una media di 6,16 vani per immobile), e di 24.152.445 metri quadri (per una media di 136,16 metri quadri per immobile). La rendita catastale è equivalente a 103.011.110 euro. Passando invece ai dati della categoria A/3 (abitazioni di tipo economico), sono presenti 185.214 unità immobiliari, con 1.068.477 vani (per una media di 5,76 vani per immobile) e 23.134.710 metri quadri (per una media di 124,90 metri quadri per immobile). La rendita catastale complessiva è pari a 75.899.173 euro. Gli uffici e gli studi privati Concludiamo dunque con un breve richiamo allo stock nazionale di uffici e studi privati: in questo ambito le ultime Statistiche catastali rilevano 657.106 unità immobiliari, di cui il 56,5% in capo alle persone fisiche, e per il 43,3% alle persone non fisiche (non è statisticamente significativa la parte residuale). Nel territorio metropolitano di Vicenza, le unità immobiliari censite nella categoria A/10 sono pari a 11.975 unità, con 62.571 vani (in media, 5,22 vani per unità immobiliare) e superficie complessiva di 1.563.433 metri quadri (in media, 130,55 metri quadri per unità immobiliare). La rendita catastale totale ammonta a 17.710.757 euro.